Ritratti della metà in ombra


mostre: 

 

100x100 14-22 Aprile 2012 Settimana della cultura, Saronno, Museo delle industrie e del lavoro, mostra parziale dei lavori installata su una macchina dell'800 che veniva utilizzata per stampare biscotti.

 

 



Camere della presenza


 

 

Chi sono?

 

 

Identità e identificazione,

due componenti indissolubili del nostro percepirci come esseri umani .

Ho pensato di rivisitare il tema del ritratto, scomponendo e smaterializzando l'identità in elementi semplici.

 

Trasformando in impalpabile ciò che è reale e materiale, creando nello spazio una presenza assente, quasi un fantasma.

L'immagine unisce ciò che l'occhio percepisce di un viso a simboli e segni che sono lì a rappresentare l'interiorità dell'essere umano che viene osservato.

 

In questo tipo di ritratto vengono rappresentate l'identità, attraverso la copia parziale del viso, e l'identificazione, che io intendo come l'insieme delle caratteristiche spirituali ed emotive di una persona, è rappresento attraverso un intreccio di segni, simboli e figure che disegnano linee e labirinti scomponendo l'immagine.

 

La scelta di utilizzare il foglio bianco e la matita sottolinea il gioco fra gli opposti, riducendo al minimo le interferenze generate dal colore.

 

 

L'installazione:

 

In una stanza buia troviamo il ritratto illuminato da una luce di wood.

 

La luce di wood rende tridimensionale il foglio bianco che si trasforma in superficie luminosa.

I segni neri sembrano quasi incisi, descrivono il mondo interiore ed evanescente di chi osserviamo.

 

Modificando la nostra percezione della luce, lo spazio prende le sfumature di una dimensione parallela, e trasforma l'osservatore in una parte dell'opera.

 

Entrando nella stanza anche i nostri vestiti e i nostri corpi prendono luminosità diverse da quelle presenti negli spazi esterni, la percezione del luogo e di noi stessi viene alterata dall'incontro con la presenza assente di chi stiamo guardando.

 

In mezzo alla stanza una sedia bianca ci invita a fermarci ad ascoltare il luogo e a sentire noi stessi al suo interno, allo stesso tempo sottolinea un' assenza con la sua posizione e il suo sedile vuoto, quasi in attesa in uno spazio sacro e intimo.

 

Per terra dei frammenti di specchio in cui possiamo rifletterci, ma solo parzialmente, perchè attraverso l'incontro con l'altro riscopriamo parti di noi.